Qualche giorno fa leggendo un articolo del nostro amico Paolo Ratto sulla generale situazione del mercato alberghiero online, abbiamo dato vita ad un’interessante discussione che si è occupata sin da subito di uno dei problemi più importanti per le strutture alberghiere di oggi, “la dipendenza dalle OTA” (siti di prenotazione online, Booking su tutti):

A nostro dire, ai siti come Booking va il merito di aver rinvigorito un settore, come quello alberghiero, al quale andava imputata la colpa di aver mantenuto troppo a lungo un sistema di revenue troppo rigido (a stento c’era chi accettava l’idea di dover applicare tariffe per una bassa ed una alta stagione) e un sistema di approvvigionamento che non era più al passo coi tempi (internet non era preso minimamente in considerazione). La scoperta di internet e l’affermarsi sul mercato online delle OTA, è stato interpretato da tutti (giustamente, ma troppo facilmente) come la panacea di tutti i mali. L’intero settore, se non con qualche eccezione, si è affidato interamente a questo mezzo che garantisce alta visibilità, con la possibilità di raggiungere livelli di occupazione impensabili fino a quel momento.

Inevitabilmente, questa situazione ha portato le strutture alberghiere ad avere una fornitura di prenotazioni “monopolistica” a tutto vantaggio delle OTA. Come abbiamo cercato di descrivere con questo nostro contributo alla discussione:

A questo nostro tentativo di immaginare un futuro senza OTA, è venuto in soccorso il sito di comparazione prezzi, Trivago, che come descrive un interessante articolo di Hotel 2.0, annuncerà al WHR:
“L’introduzione della possibilità di inserire il proprio canale di prenotazione diretta tra i risultati di ricerca di Trivago”.

Questa novità porterà, inevitabilmente, ad un consistente dirottamento di traffico su Trivago ed apre interrogativi sul futuro di Booking, che abbiamo elaborato insieme ad Alessandro Fontana:

1- Potrebbero continuare ad impedire alle strutture clienti, di praticare prezzi più bassi(al massimo di pari importo) di quelli pubblicati da loro.
Secondo noi, però, perderebbero comunque grosse fette di fatturato perchè a parità di prezzo l’utente prenoterebbe direttamente dall’albergatore (magari sperando anche su una maggiore possibilità di sconto).

2- Potrebbero consentire ai clienti la pubblicazione di tariffe più basse delle loro.
Perdendo in ogni caso grosse fette di fatturato perchè il cliente prenoterebbe dove il prezzo è più basso.

Come reagirà Booking (ed il settore delle OTA) a questa novità?

Farà valere la propria posizione cercando di regolamentare le condizioni di tariffazione o dovrà nel tempo (non troppo lontano) rivedere il primo modello di business?