Perché Primark ignora l’e-commerce?
Il periodo di crisi economica porta le aziende, piccole o grandi che siano, a dare un maggiore occhio di riguardo a pratiche commerciali come l’ecommerce, che permette una maggiore visibilità con piccoli investimenti.
Ma non sono tutti i brand che hanno deciso di vendere i propri prodotti online e uno tra questi è Primark. Oggi vi proponiamo un articolo di Econsultancy che ci spiega perché questo grande brand della moda low cost non si è ancora convertito alla vendita online.
Primark non ha piani immediati per vendere online. In effetti, la sua più recente dichiarazione commerciale non menziona internet.
Quindi, Primark sta perdendo terreno su gli altri rivenditori di moda che vendono online, oppure è il suo modello di business in qualche modo meno adatto a internet?
Perché Primark non vende on-line?
Se è incerto il fatto che Primark sia nel giusto nel non vendere on-line, di certo non si può negare il suo successo, visto che è uno degli high street stores che sta prosperando in condizioni economiche difficili.
Le statistiche ci mostrano che:
- Nei sei mesi ai primi di marzo 2013, le vendite sono aumentate del 24%.
- Nello stesso periodo, le vendite sono cresciute di 2 miliardi di sterline.
- I profitti operativi sono aumentati del 56%.
Queste cifre sottolineano come Primark non debba necessariamente aprire in fretta un sito e-commerce, in quanto ha ancora margini di crescita in linea.
Quali sono gli svantaggi dell’ e-commerce, dal punto di vista di Primark?
Il business di Primark è del tipo bassi margini – alto volume, molto simile ad Amazon, quindi c’è in qualche modo la possibilità di vendere on line. O no?
Secondo Depesh Mandalia, i margini possono essere troppo bassi per l’e-commerce:
“Basically it comes down to the shipping process. There is a substantial cost difference between shipping pallets to stores vs picking individual customer orders and breaking up large pallets, and the storage and distribution challenge of fragmentation from a warehouse viewpoint.
The costs associated with this would probably leave them with a negative margin so whilst there is the Amazon effect of becoming market leader at cost of profitability, perhaps Primark just cannot survive like that.”
Può anche essere il caso che i piani attuali di Primark semplicemente non hanno alcun margine per l’ e-commerce. La sua strategia attuale è in netto contrasto con quelle dei digital-savvy, retailers multicanali come John Lewis o TopShop.
Dati alla mano, Primark sta facendo molto bene offline e, mentre l’on-line ha avuto un ruolo nella scomparsa di marchi di intrattenimento come HMV, ha un’offerta abbastanza unica sull’High Street, con vestiti alla moda, molto a buon mercato per clienti che non si preoccupano della durata degli abiti.
Il suo piano attuale è di continuare a crescere la sua elevata presenza su strada e, a tal fine, ha aperto 15 nuovi negozi in Europa (di cui quattro nel Regno Unito) nel corso degli ultimi sei mesi, portando il suo totale a 257.
Ha anche lavorato per aumentare la sua superficie, ristrutturando anche i suoi negozi a Newcastle e Manchester.
Secondo il consulente di vendita al dettaglio, Graham Soult:
“While the high-street business is thriving and growing, Primark can make a convincing case of “if it ain’t broke, don’t fix it”. Many of the existing UK stores would still benefit from expansion and refurbishment, and Primark sees ample scope for adding overseas space too. Against this backdrop, going online could be a dangerous and costly distraction.
On the other hand, there would certainly be a market for Primark selling online. Even now, there are parts of the country where the nearest Primark store is quite some distance away. Selling online can also be an effective and lower-cost way to enter new markets overseas.
The danger is that by refusing to embrace online now, Primark risks becoming the Morrisons of fashion retail. When the meteoric success of Primark’s high-street operation starts to flag – as surely it must at some point – it may end up having to enter online retail from a position of necessity rather than strength.”
Per il momento dunque resta un ottimo rivenditore offline, ma fino a quanto può continuare così?
Dovrebbe Primark muoversi verso l’online?
Al momento Primark sta facendo bene, ma può ignorare Internet per molto?
Secondo Heikki Haldre, CEO e fondatore di Fits.me, non può farlo per sempre:
“In my opinion, Primark must move online. Its prices are so low that it is among the very few retailers that do not have to worry about costly returns. For a customer, returning an item is simply more of a hassle than to bear the cost of keeping it. Online, when optimised out of the warehouse, will have tenfold higher per-square-foot sales figure compared to any of Primark’s stores.”
Quindi quali sono le opportunità online per Primark?
Secondo le statistiche di Experian Hitwise, Primark, nonostante la non vendita online (e l’avere un sito web non molto interessante) è ancora a quota 66 ° nella classifica di visite web nella categoria moda, con un traffico maggiore rispetto a marche come Burton, Gap, e Accessorize.
Potrebbe non essere molto, ma ha un certo potenziale, così come mostrano le statistiche di Google Trends:
Le ricerche del marchio Primark stanno crescendo sempre più nel tempo, e sono spesso superiori alla rivale H & M, e molto di più rispetto a TK Maxx: il che suggerisce che ci sia una buona voglia di un sito con e-commerce Primark tra gli utenti di Internet.
Voi che ne pensate? Primark fa bene a rimanere offline? O sta mancando una grande opportunità on-line? O sta solo ritardando l’inevitabile?