Era il 19 aprile di questo anno, quando scrivemmo il nostro primo articolo ospiti de Il blog di Paolo Ratto. In quella sede portammo all’attenzione dei lettori la nostra curiosità riguardo alla sperimentazione di una nuova forma di shop online e ci divertimmo ad ipotizzare quale scenari sarebbero potuti nascere da tale esperimento. Alla luce degli ultimi sviluppi in merito, descritti da Riccardo Scandellari, crediamo che il nostro articolo a distanza di mesi sia quanto mai attuale e crediamo che gli interrogativi che ci siamo posti allora abbiano oggi più elementi per essere risolti. Per questo motivo ve ne riportiamo alcuni estratti:

Ssense ha realizzato un video che potrebbe rivoluzionare il concetto di product placement aprendo importanti spiragli pubblicitari per aziende e shop online.

Ssense ha “semplicemente” sponsorizzato un video musicale vestendo i musicisti con i prodotti offerti nel loro ecommerce. La cosa particolare non è tanto l’idea di base ma il modo in cui è stata realizzata. Questo shop americano ha infatti realizzato il primo video interattivo attraverso il quale è possibile, durante la riproduzione della canzone, fermare le immagini e vedere i capi d’abbigliamento indossati dai cantanti in quel determinato fotogramma. In questo modo, se si è interessati a qualcosa, con un click si può andare sul sito e acquistarla.

Le nostre considerazioni a tale novità furono queste:

Una vera rivoluzione da cui non si può escludere, ovviamente, anche i risvolti che questa nuova forma di product placement interattivo, potrebbe avere nelle piccole realtà. Si pensi, ad esempio, ai video blogger che producono in autonomia i propri video. Fin ad ora postare video su Youtube era un trampolino di lancio per palcoscenici più grandi e ricchi come tv, cinema o contratti con case discografiche (basta pensare al nostrano Willwoosh). Adesso creare un video potrebbe diventare una vera e propria occasione di guadagno tramite la metodologia pay per sale. In questo senso un Vblogger otterrebbe un duplice risultato: mantenere la propria indipendenza artistica e al contempo avere una remunerazione per i propri sforzi.

L’interrogativo di allora fu questo:

vi stupireste se un domani, avreste la possibilità di vedere dei film su Internet in streaming, magari pagati dal product placement interattivo, risolvendo cosi il problema legato alla recente vicenda Megavideo?!?

Oggi ne aggiungiamo un’altro:

“Considerato che ormai la raccolta pubblicitaria sul web è maggiore di quella di carta stampata e tv: Il futuro degli spot pubblicitari sarà sul web? considerando le capacità di questa nuova frontiera di rendere tutto più misurabile, legando direttamente le performance delle visualizzazioni agli acquisti ottenuti, con la conseguente rivalutazione del costo pubblicitario secondo un nuovo e più preciso parametro?”

A voi la parola….